La gonartrosi, comunemente conosciuta come artrosi del ginocchio, è una malattia che riguarda l’articolazione nel suo insieme.
Artrosi del ginocchio: quali danni provoca?
Gli elementi danneggiati sono la cartilagine che riveste l’osso, i menischi, i legamenti, l’osso subcondrale (cioè immediatamente al di sotto dello strato cartilagineo) e la membrana sinoviale, che riveste l’interno dell’articolazione e che ne determina l’ambiente dal punto di vista chimico.
Questa patologia, per la sua natura degenerativa, provoca nel tempo una progressiva deformità articolare associata a riduzione della funzionalità e dolore, che limita i movimenti di chi ne è affetto.
La cartilagine che riveste i capi articolari di femore, tibia e rotula, permette di far “scorrere” fluidamente le ossa tra loro, senza attrito, ed il suo ruolo principale è quello di proteggere l’osso sottostante dai carichi, distribuendoli in maniera uniforme.
Nelle prime fasi di scompenso artrosico si passa da una fase di “condromalacia”, ovvero lo strato di cartilagine conserva intatto il suo spessore, ma perde le sue caratteristiche di durezza e resistenza, diventando meno capace di proteggere l’osso dai carichi. In questa fase, le RX risulteranno normali in quanto lo spessore è ancora conservato, tuttavia una R.M.N. consentirà di accorgersi del problema e di mettere in atto tempestivamente una serie di azioni per la preservazione del ginocchio.
Nelle fasi successive, la cartilagine va incontro ad un consumo e il ginocchio comincia a essere dolente e talvolta finanche “rumoroso”.
Sintomi della gonartrosi
Nelle fasi iniziali la gonartrosi può essere poco sintomatica, ma in generale i primi sintomi sono:
- dolore al carico, soprattutto appena alzati dal letto e comunque maggiore nelle prime fasi del cammino, poi una volta che il ginocchio si è “scaldato” la situazione pare migliorare;
- gonfiore;
- andatura zoppicante
- ginocchio che regge solo per breve tempo
- ridotta capacità di movimento con limitazione tipicamente nel fare le scale;
- scricchiolii dell’articolazione.
Cause e fattori di rischio
L’artrosi del ginocchio è una patologia che interessa classicamente le persone anziane. Tuttavia, numerosi sono i fattori che provocano la comparsa di un’artrosi di ginocchio sintomatica in età più giovane, tra i quali:
- familiarità;
- sovrappeso;
- sedentarietà;
- pregressi traumi al ginocchio;
- deformità assiali dell’arto inferiore in valgismo e varismo;
- deformità rotazionali di femore e tibia;
- displasia femoro rotulea;
- esiti di lesioni legamentose non trattate;
- esiti di pregresse asportazioni dei menischi;
- esiti di ricostruzioni legamentose.
Come trattare l’artrosi del ginocchio
Lo scorrere del tempo, e quindi l’invecchiamento articolare, non è reversibile. Quello che si può fare è trattarne i sintomi e rallentarne il decorso, ma non arrestarlo.
Nelle forme più gravi di artrosi del ginocchio si ricorre all’intervento chirurgico per impianto di protesi. In linea di massima, si tende a optare per la strada chirurgica sempre come ultima soluzione, quando si è certi che i trattamenti conservativi non funzionino.
Tra le opzioni non chirurgiche disponibili per il trattamento dell’artrosi del ginocchio, oggi lo specialista può scegliere – a seconda del paziente – tra:
- terapia farmacologica; fisioterapia per recupero articolare e potenziamento muscolare;
- terapie strumentali (TECAR, Magnetoterapie, Ionoforesi, altro…);
- infiltrazioni intra articolari al ginocchio con acidi ialuronici;
- infiltrazioni intra articolari con P.R.P. (Plasma Ricco di Piastrine);
- infiltrazioni intra articolari con cellule mesenchimali autologhe prelevate dall’adipe sottocutaneo.
Quando sottoporsi all’intervento chirurgico e quali sono i rischi
Quando le terapie non funzionano e l’articolazione del ginocchio è ormai compromessa irrimediabilmente, molto spesso si ricorre all’intervento chirurgico, con l’inserimento di una protesi del ginocchio.
La protesi è un dispositivo metallico che va a rivestire i capi articolari del femore, della tibia ed in alcuni casi anche della rotula ricalcandone la forma. I materiali utilizzati per costruire le protesi articolari hanno caratteristiche specifiche in relazione alla resistenza e capacità di sopportare i carichi.
Oggi si usano principalmente il titanio e le sue leghe per l’ottima capacità di integrarsi all’osso, le leghe complesse a base di acciaio addizionato a diversi elementi per le componenti sottoposte a scorrimento, ed il polietilene come rivestimento del piatto tibiale.
Le protesi non sono tutte uguali e vengono selezionate in base all’età del paziente e al grado di artrosi. Sono oggi disponibili sia protesi totali, quando la patologia interessa l’articolazione del ginocchio nella sua interezza, che protesi parziali monocompartimentali, indicate per la sostituzione della sola parte del ginocchio interessata dalla patologia.
Non esiste una tecnica migliore di un’altra in senso generico. Il paziente affetto da una patologia monocompartimentale avrà maggior beneficio se sottoposto ad impianto di protesi monocompartimentale, il paziente affetto da artrosi tricompartimentale avrà maggior beneficio se sottoposto alla protesi totale. Per ogni paziente la tipologia di intervento che avrà successo è personalizzata e l’esperienza e le capacità del chirurgo guidano questa scelta.
Il decorso post-operatorio
Per una buona ripresa dopo l’intervento, sarà indispensabile che il paziente pratichi la fisioterapia, con l’esecuzione degli esercizi indicati dallo specialista. Dal giorno successivo all’intervento è possibile camminare con due stampelle, assistiti dai fisioterapisti.
Entro 15 giorni, il paziente può camminare autonomamente con le stampelle. In media l’abbandono delle stampelle avviene ai 30-45 giorni dall’intervento. Successivamente sarà necessario proseguire con gli esercizi di fisioterapia, sia assistiti che in maniera autonoma.
Indicativamente il 90% del recupero si vede alla fine del terzo mese post operatorio, mentre il risultato definitivo si può valutare intorno ai 6 mesi e comunque quando la cicatrice chirurgica sarà “schiarita”, indice che il processo infiammatorio riparativo si è concluso.